La stagione del Teatro Stabile di Torino che sta per cominciare si presenta come una playlist, un elenco di “spettacoli” che gioca sul molteplice significato della parola inglese play: ogni rappresentazione, a partire dalla prima (Disgraced), presuppone dunque un seguito, un crescendo, preannunciando il gran finale della prossima estate.
Il progetto dell’ultima stagione diretta da Mario Martone potrebbe essere più ambizioso di quel che sembra: se il riferimento a un elenco di riproduzione è dovuto alla campagna promozionale, dietro la semplice trovata dialettica si possono scorgere le tante virtù della programmazione torinese nell’intento di rendere compatta e coerente una pur ricca e varia offerta. Si rintracciano i segni di questa volontà nelle parole di saluto del direttore artistico Martone, cui scopo dichiarato è «che gli spettacoli non sembrino un assemblaggio di merci sullo scaffale».
Per un teatro (non solo) esterofilo
Oltre al già citato Disgraced, dal testo del pachistano Ayad Akhtar per la regia dell’austriaco Martin Kušej, il cartellone viene arricchito da Les trois Soeurs di Anton Čechov, adattato e diretto dall’australiano Simon Stone; una tendenza a guardare oltre i confini nazionali che si afferma anche nella programmazione di Torinodanza: a inaugurare il Festival autunnale andà in scena al Teatro Regio Roméo et Juliette, del franco-albanese Angelin Preljocaj – che compare anche nel cartellone di MITO SettembreMusica 2017 rinnovando la sinergia inaugurata l’anno scorso con Sylphidarium – a cui fanno seguito i lavori di molti altri coreaografi internazionali.
La sinergia tra lo Stabile e Torinodanza non si limita alla progettualità comune, favorita dalla collaborazione tra Mario Martone e il direttore artistico Gigi Cristoforetti: dal 2009, la partnership si è consolidata e non accenna a risolversi neppure con il cambio di entrambi i direttori, con l’arrivo di Valerio Binasco a sostituire Martone e Anna Cremonini per Cristoforetti. Come fulcro produttivo dello Stabile, le Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri che ospitano la Scuola per attori, le sale prova, le foresterie e i laboratori di scenografia offriranno la cornice del proprio palcoscenico a tante produzioni di entrambe le rassegne.
Per un teatro a misura di chiunque
Playlist significa anche riproduzione dei “contenuti preferiti”. La riproposizione di classici dal sicuro impatto sul pubblico quest’anno porterà in scena Le Baccanti di Euripide, per la regia di Andrea De Rosa, il Don Giovanni di Molière diretto da Valerio Binasco, Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni, regia di Jurij Ferrini, L’Illusion Comique di Pierre Corneille per la regia di Fabrizio Falco.
Esponenti del teatro contemporaneo saranno Il sindaco del rione Sanità di Eduardo, diretto da Mario Martone, L’Arialda di Giovanni Testori, diretto da Valter Malosti, Da questa parte del mare di Gianmaria Testa, diretto da Giorgio Gallione; Fabrizio Falco cura la regia di un altro testo, il Galois di Paolo Giordano, torna in scena Il nome della rosa di Umberto Eco con la regia di Leo Muscato dopo l’anteprima a chiusura della stagione precedente e si presenta lo spettacolo vincitore della I edizione del Premio Platea per la Drammaturgia – realizzato con il sostegno di Compagnia di San Paolo e in collaborazione con Giulio Einaudi Editore: Emone. La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamoratodi Antonio Piccolo, diretto da Raffaele Di Florio.
A fine anno il Teatro Gobetti porterà in scena l’allestimento realizzato da Elena Serra per La bella addormentata nel bosco, a testimonianza dell’intento di aprire il programma dello Stabile a una fascia di spettatori sensibilmente più giovane; quindi, da gennaio a maggio 2018 il Teatro Carignano ospiterà la rilettura di Marco Lorenzi di Alice nel paeese delle meraviglie. Un’apertura che dimostra la propria sensibilità con iniziative quali Un posto per tutti, iniziativa promossa da Stabile e Fondazione CRT per l’erogazione di 1.000 abbonamenti riservati alle fasce deboli della popolazione.
Con il sostegno di Compagnia di San Paolo è stata invece resa possibile la realizzazione del progetto di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco dedicato alle comunità di migranti, l’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona.
Per un teatro socio-sperimentale
Sulla scia delle esperienze di Vacis e Tarasco con Antonia Spaliviero, nella forma dei laboratori per allenare l’attenzione, contrastare la paura e in supporto ai disabili fisici e psichici, l’Istituto patrocinato dal Teatro Stabile è stato ideato come un percorso rivolto ad attori e artisti scenici, mediatori culturali e assistenti sociali, medici, psicologi, fisioterapisti, allo scopo di convogliare le pratiche del teatro alla cura della persona. Il Progetto Migranti coinvolgerà centinaia di immigrati e profughi, costituendo la prima incarnazione dell’Istituto.
Il metodo prescelto è l’esercizio costante e rigoroso di consapevolezza e attenzione, tramite la pratica dell’azione fisica, vocale e della narrazione, e porterà alla messa in scena di Cuore/Tenebra, l’incontro tra il Libro Cuore di Edmondo De Amicis e Cuore di tenebra di Joseph Conrad (un confronto tra le estremizzazione del bene e del male), ideato e diretto da Gabriele Vacis.
Per un teatro totalizzante
A giudicare dalle parole del Direttore del Teatro Stabile di Torino Filippo Fonsatti, la playlist della prossima stagione esaudirà lo scopo sottinteso di creare una tematica comune, legando insieme gli spettacoli entro l’unica tematica della complessità di un mondo che «dalla dimensione sociale mononucleare a quella di massa sembra destinato inesorabilmente a raggiungere la dimensione G-Zero». Dalle Baccanti a Disgraced, passando per l’Illusion Comique e Il nome della rosa, un filo conduttore ideale rende il teatro la metafora dell’attuale inaffidabilità dell’informazione, la quarta parete del sipario come il diaframma che separa il vero dalla finzione – o dal falso. Il monito di Fonsatti, in questa direzione, è la realizzazione di quel G-Zero che si contrappone alla usuale amministrazione G-20, che secondo molti analisti si sostanzierà nel predominio di un anarchico individualismo.
Alla minaccia di embargo culturale lo Stabile risponde quindi con un’apertura curiosa all’estero; viceversa, alla riconosciuta esigenza di individualismo, si apre alla dimensione locale delle compagnie e associazioni indipendenti di Torino, coproducendo Lear, schiavo d’amore con i Marcido Marcidorjs e Mistero Buffo di Dario Fo con il Teatro della Caduta per la regia di Eugenio Allegri.
Infine, al degrado delle relazioni sociali, dovuto alla loro galoppante riduzione alla messaggistica digitale di ogni forma, si contrappone un progetto che sappia coniugare la più antica delle arti alla più antica delle forme di viaggio, il teatro alla migrazione. A chiusura della sua collaborazione con lo Stabile, si direbbe che l’impronta lasciata da Mario Martone abbia segnato incisivamente la direzione di un teatro che non si limita ad assemblare «merci sullo scaffale».