Il festival MITO, come ormai consuetudine, ha cominciato l’intenso programma che durerà fino al 20 settembre questo lunedì sera alla Scala, presentando e interpretando il tema del 2017: Natura.
Per la serata inaugurale la direzione artistica ha scelto quattro paesaggi, quattro quadri musicali, di compositori così diversi tra loro, eppure, nell’insieme, così adatti allo sviluppo logico del programma.
Anna Clyne, contemporanea britannica trapiantata negli USA, con la prima italiana di This Midnight Hour (un unico movimento per orchestra, scritto nel 2015), George Gershwin, con il Concerto in fa per pianoforte e orchestra, che evoca le sonorità delle notti americane di inizio ‘900, Dvorak, che ci ha portato ad esplorare una foresta ceca e Ravel, che dipinge una tavolozza di colori intensi ispirati ad una Grecia immaginifica.
Sul podio il maestro Ingo Metzmacher dirige una Gustav Mahler Jugendorchester che, dobbiamo dirlo, ci ha sorpreso davvero.
This midnight hour parte con note gravi in un’iperbole di drammaticità liquida, che traduce in musica la corsa affannosa di una donna nel pieno della notte, alternando forti crescendo, dissonanze tra tonalità degli archi, momenti melodici ed esplosioni sonore. La Clyne gioca con le sezioni, ma anche con i suoni, creando una vera onomatopea musicale, breve ma intensa, eseguita magistralmente dall’orchestra diretta da una bacchetta precisa.
A seguire siede al pianoforte Jean-Yves Thibaudet e l’orchestra ci immerge in quel miscuglio di jazz, musica sinfonica e folk che è il Concerto in fa per pianoforte e orchestra di Gershwin. Forse la parte meno entusiasmante del concerto, nonostante le doti espressive e la tecnica perfetta del solista, nonostante la partitura magnifica, il maestro mescola qualche sfumatura, non riesce a mantenere i colori vividi e i contrasti si affievoliscono leggermente.
Nella seconda parte arriva invece Dvorak, che come Gerswin si era ispirato per questa ouverture da concerto op. 91 ‘Nel regno della natura’, a canti popolari ma di un’altra regione, quasi di un altro mondo, per la diversità legata da un filo sottile e i suoni che ci riportano ad un universo sospeso tra Beethoven e Wagner.
Il gran finale arriva comunque con la Suite n. 2 dal balletto Daphnis et Chloé, di Maurice Ravel, qui esplodono davvero tutti i colori della natura immaginata dal maestro francese, raffinata, a tratti incorporea e a tratti potente, con pennellate di suoni che sembrano così evocativi nei colori, nelle sfumature, nella precisione equilibrata delle sezioni. Magnifica esecuzione.
A fine concerto applausi fragorosi da un teatro quasi al completo e un inizio molto promettente per questo festival MITO che ci accompagnerà quasi tutto il mese di Settembre.
Tra i tantissimi appuntamenti del festival, che ha il pregio di portare grandi concerti in diversi luoghi della città, è impossibile segnalarne solo alcuni, il programma (che trovate qui) è davvero variegato e ampio, ma vi consigliamo davvero di darci un’occhiata.