Autore Alessandro Fullin
Regia Alessandro Fullin e Tina Sosic
Scene e costumi Andrea Stanisci
Interpreti: Ariella Reggio, Alessandro Fullin, Marzia Postogna, Francesco Godina, Franko Korosec, Valentino Pagliei, Daniela Gattorno
Scene e costumi di Andrea Stanisci
luci Bruno Guastini
Produzione La Contrada – Teatro Stabile di Trieste
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Si apre il sipario ed entra in scena “Lei” la grande signora del teatro, in un grigio abito monacale, comprensivo di velo e cordone, e un applauso straripante dalla platea, quasi un abbraccio di stima e di affetto, avvolge Ariella Reggio, indiscussa beniamina del pubblico da molti decenni.
«…..pensando al traguardo a cui tengo di più: l’aver tirato su un teatro come La Contrada….. All’inizio, incoraggiamenti ce ne sono stati pochi. Lentamente, molto lentamente, la nostra impresa è stata accettata ed apprezzata. Alla fine l’amore è diventato viscerale… – così racconta Ariella Reggio – Una conquista ottenuta con combattività e tenacia. Perché quello dell’attore è un mestiere faticoso, a cui non sempre viene dato il giusto riconoscimento. «Quando racconto di un lavoro che mi impegna nelle prove per sei, sette ore al giorno, che mi obbliga a fare su e giù per l’Italia, molti si meravigliano. Ci vuole entusiasmo. Quello che animava me e Orazio Bobbio quando, assieme a Francesco Macedonio e Lidia Braico, quasi 40 anni fa, abbiamo fondato la Contrada. Quell’entusiasmo lo rivedo nei giovani che adesso lavorano con noi. Ma non so se il futuro li premierà come ha premiato la mia generazione. Troppe cose sono cambiate».
È sempre un’emozione partecipare alla manifestazione spontanea che rende viva e palpitante la passione. Già sapevo, per averlo sentito dire, quanto il pubblico triestino amasse Ariella Reggio, ma per la prima volta mi son trovata testimone di tanto trasporto. Il cuore è in sollucchero quasi trasportato da nuvole di consenso anticipato. Il pubblico è sicuro, non ha il minimo dubbio, sa che la sua fiducia è ben riposta e si predispone al compiacente sorriso e alla divertita risata.
Lo spettacolo “Le basabanchi” (traduzione “le baciapile”) di Alessandro Fullin inaugura la 35° stagione del Teatro Bobbio di Trieste.
Il nuovo testo moltiplica, dopo “Sissi a Miramar” e “Ritorno a Miramar”, la collaborazione con lo scrittore e performer in dialetto triestino, che cambia residenza e periodo storico e si trasferisce dal castello asburgico in un istituto religioso. Tra le drammatiche vicende dell’occupazione tedesca successiva a “el ribaltòn” del’43, gli abiti da suora vestiranno le protagoniste Ariella Reggio e Marzia Postogna (e anche lo stesso Fullin, promosso badessa), affinché – nella tradizione delle “sister act” – la comicità abbia sempre la meglio sul dramma.
Il pubblico mostra di conoscere bene gli attori di questa Compagnia ed accoglie anche Alessandro Fullin con grande e prolungato applauso.
Sicuramente si gioca in casa: la complicità fra il palco e la platea è lampante, evidente e palese. Si parla di abitudini ben radicate, di proverbi ben conosciuti e di luoghi molto frequentati. Anche chi, come me, conosce un po’ la città pur non essendo triestina, riesce a divertirsi grazie alla generosità degli attori e alla fluente comprensibilità del testo. Attore istrionico, sempre pronto alla battuta, Alessandro Fullin si conferma autore sagace che sa trovare anche in un argomento cupo e doloroso la giusta e necessaria distanza storico-letteraria-teatrale capace di alleggerire il cuore con trovate divertenti e risate liberatorie.
Prodotto dalla Contrada, lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo, edito da MGS Press, ed è tra i romanzi più venduti in settimana in Friuli Venezia Giulia. Questa volta, infatti, Fullin narra, con quel suo stile paradossale e surreale, leggiadro e scanzonato, la Trieste del 1943, quando le truppe naziste invasero la città all’indomani dell’armistizio.
8 settembre 1943. Il maresciallo Badoglio annuncia per radio l’ armistizio. Mentre l’esercito italiano è allo sbando, le truppe tedesche approfittano della confusione generale e occupano la penisola. È l’operazione Alarich, decisa da tempo in Germania nel caso che l’alleato decidesse di uscire dall’Asse. Trieste, il Friuli e l’Istria, diventano parte integrante del III Reich sotto il nome di Operationszone Adriatisches Küstenland: per la città giuliana è giunto il momento di scrivere pagine terribili di storia.
Divertenti, estrosi e colorati i costumi bene si adattano alle personalità stravaganti e straripanti dei personaggi, interpretati dagli attori che dimostrano sul palco una perfetta sintonia e complicità di ruoli.
Comicità popolare, battute a raffica, taglienti e dissacranti, contaminazioni temporali, burlesque ed operetta, travestimenti e trovate sceniche, desideri nascosti e ambizioni manifeste, lo spettacolo vola leggero con acuti spunti di riflessione storico- sociale e politica.
Il pubblico applaude soddisfatto e la sensazione di pienezza condivisa accompagna ciascuno a casa, sicuramente un po’ più rasserenato.