Daphne_You must be my tree, scrittura performativa da Le Metamorfosi di Ovidio, sarà ospite della diciannovesima edizione di Danae Festival a Milano.
«Daphne ha il volto, che suggerisce inquiete lontananze, di Valentina Barbarini. Avanza con passo veloce, come per un defilé. Lunghi capelli biondi visibilmente innaturali, alti stivali neri che fanno contrasto col non-colore di una maglietta che la copre poco. In mano una valigetta ventiquattrore da cui trae pezzetti di legno variamente sagomati, un paio di sandali Dr. Scholl’s da indossare poco dopo. Quasi fosse quello il suo lavoro. Da replicare incessantemente. Quello spogliarsi della sua immagine femminile per sprofondare in un’altra. Esangue, dalla consistenza vegetale. Via gli stivali e la maglietta, via la parrucca che lascia in vista i capelli rasati. Il mito della ninfa trasformata in albero d’alloro per sfuggire al desiderio erotico del dio Apollo si consuma in una serie di piccole azioni rituali, dentro uno spazio neutro privo di profondità. Inginocchiata, si dà da fare con la materia lignea che rappresenta il suo destino, mentre come un’eco giunge la voce della sua preghiera. Sono stanca, non voglio più correre, dirà poi. Non voglio più piacere. Ma la sagoma coperta di legnetti di cui si riveste sembra schiacciarla a terra, prima che possa sollevarsi sul piedistallo di una effimera vittoria contro l’umano»: l’autorevole critico teatrale Gianni Manzella, sulle pagine de ‘il manifesto’, tratteggia Daphne_You must be my tree, performance di Lenz Fondazione che giovedì 2 novembre alle ore 20.30 sarà in scena negli spazi di DiDstudio, a Milano, nell’ambito della diciannovesima edizione di Danae Festival.
Daphne_You must be my tree costituisce uno dei dodici paragrafi di Radical Change, scrittura performativa da Le Metamorfosi di Ovidio. Suggeriscono i Direttori Artistici di Lenz Maria Federica Maestri e Francesco Pititto a proposito di quest’opera già presentata in numerosi Festival internazionali: «La storia mitologica della ninfa Dafne, dedita al piacere del la caccia ma turbata dal desiderio amoroso di Apollo, viene riletta attraverso un segmento performativo che mette al centro della drammaturgia il rapporto esclusivo con la materia legno, simbolo della metamorfosi della ninfa in albero. Se la vicenda mitologica narra infatti che la graziosa ninfa fuggì da Apollo e fu trasformata in un albero d’alloro dopo la sua preghiera al fiume Peneo (suo padre), la performance presenta la ninfa come una giovane bionda iconica, memoria delle giovani donne dei film di Jean-Luc Godard. Se la drammaturgia si fonda sul rapporto esclusivo ed unico con la materia-legno, i gesti e le microazioni sacrificali sono strutturate in un ambiente scenico estremamente semplificato: la giovane ninfa bionda entra in scena con una valigetta maschile che conserva al suo interno, come un documento segreto, la preghiera che rivolgerà al padre Peneo per sfuggire al desiderio amoroso di Apollo. Le sue mani, già pronte alla preghiera, costruiscono tramite i pezzetti di legno un altare corporeo per annunciare l’imminente atto metamorfico che le sarà presto concesso».
DiDstudio si trova in Via Procaccini 4 a Milano.
Info sul Festival: http://www.danaefestival.com/
Info su Lenz Fondazione: www.lenzfondazione.it.